Caro Gino,
è da ieri che sei incessantemente nei miei pensieri.
La mattina mi piace sentire la radio mentre preparo colazione o lavo i piatti che ho accumulato il giorno prima. In genere collego le casse al mio cellulare e mi sintonizzo sulla rassegna stampa di Radio Radicale e mi lascio cullare dalla voce irridente di Massimo Bordin. Da qualche giorno i cellulari sono finiti in acqua e per non perdere il vizio ascolto la radio dal computer. Inevitabile che ora ho preso pure il vizio di controllare le email e Facebook. In genere la mattina non c’è molto da notare ma scrollando ieri mattina mi è apparsa la tua foto e il comunicato secco dell’Anac
il 12 agosto ci ha lasciato Francesco Crescimone, socio storico che per molti anni ha significatamente partecipato alle attività della nostra associazione. Ci mancherà molto.
A seguire il messaggio di Massimo Martella che lo aveva avuto come attore nel film Il Tuffo.
Matto, matto dolce Crescimone. Grazie per quel tuo cameo di tanti anni fa, per la tua vis polemica, per la tua passione. Senza forse saperlo mi hai saputo insegnare qualcosa nel poco tempo che ci siamo frequentati.Qualcosa che non si dimentica, anche se spesso non si pratica: che bisogna osare.
Avevo chiesto di te qualche tempo fa al nostro comune amico Claudio Vecchio e infatti trovo la sua email senza parole solo con l’oggetto
crescimone se n’è andato. RIP
così ho saputo e da ieri è un effluvio di ricordi, pensieri.
Ti ho conosciuto attraverso Dario Formisano nel 1989. Avevamo appena concluso nel giugno di quell’anno l’avventura del film Io, Peter Pan con Enzo Decaro che Dario aveva quel tuo film tra le mani, Il Trittico di Antonello, che nessuno voleva fare.
Io mi presi l’incarico di farlo ma non ci riuscii.
Venni pure a Ragusa con Stefano Incerti, all’epoca assistente alla regia, per capire come fare. Giungemmo in una casa che tu ci procurasti dove la notte dormivamo e il giorno incontravamo attori e troupe dove con spavalda ingenuità proponevo paghe minimali e l’out out “prendere o lasciare”.
Dopo qualche giorno nessuno ce la faceva più e alla casa saltarono le fogne. Con l’odore di merda la gente cominciò a non venire neppure agli appuntamenti.
Gino con una macchina che ora si direbbe vintage mi portava nelle campagne tra Ragusa e Catania percorrendo una strada che si incuneava tra montagne e vallate, guidando a cento all’ora e parlando senza mai fermarsi guardando me invece che la strada. Rifacemmo quella strada decine di volte e ogni volta pensavo fosse l’ultima.
A maggio del 1990, quando il film stava per iniziare la fase conclusiva delle riprese comunicai a Dario la mia decisione di non seguire più il film e gli consigliai di affidarlo a Claudio Vecchio.
La rinuncia non aveva a che fare con la difficoltà del film ma dal mio stato mentale. Non riuscivo a concentrarmi e avevo cominciato a fare una serie di errori e dimenticanze che potevano provocare seri problemi al film.
Non ti ho mai detto il motivo ma tu lo intuisti. Avevo una storia con una donna: era rimasta incinta e non voleva tenerlo e io non sapevo come farle cambiare idea. Infatti non ci riuscii. Ricordo che un giorno Enzo Decaro mi trovò sul terrazzo del suo ufficio di produzione, dove preparavamo anche il tuo film, a Via Bafile, che camminavo avanti e indietro sul ciglio del cornicione. Fu Enzo a consigliarmi di rinunciare al film. Ed ebbe ragione.
Ti lasciai un mio giovane allievo del mio corso di sceneggiatura di Napoli, Ivan Cotroneo.
Il film tra mille rinvii e problemi fu portato a termine da Claudio e Dario e fu presentato alla Mostra di Venezia nel 1992.
In quell’anno girammo a Terni anche Il Tuffo e Massimo Martella ti scelse per la scena del corridore.
Ricordo l’anno dopo che eravamo con Il Tuffo a Venezia tu ci seguisti col tuo camper parcheggiato proprio davanti al Casinò.
dal set Drogheria (1996), Foto di Francesco Cavaliere
Eri un personaggio perfetto che riempiva lo schermo. Mi venne naturale pensare a te per il mio primo corto su pellicola Drogheria e per il mio film Isotta. Tu venisti senza problemi e con la tua vis polemica mi desti consigli preziosi. Per il mio ultimo lavoro E io ti seguo non ti chiamai ma mi cercasti tu per vederlo e dirmi in continuazione di volermi aiutare economicamente. Mi sembrava troppo approfittare della tua generosità e mi dileguai.
Poi seppi che Eugenio Cappuccio ti aveva preso per il film Uno su due con Fabio Volo e ne fui felice.
Da quando una dozzina di anni fa ho lasciato Roma ti ho pensato e molte volte le tue idee, i libri che mi hai dato che conservo tra quelli più cari, le foto di scena dei film che abbiamo fatto insieme, mi hanno dato la carica per continuare.
Bisogna essere Crescimone.
Buon viaggio Gino. Ci rivedremo.