Salve Lorella,
mi spiace che il film non ti sia piaciuto.
Credo che sia normale per un film indipendente che racconta una storia lontano dal gusto dominante (direi dal pensiero unico) e dai canoni televisivi a cui noi tutti siamo abituati.
Questo è il rischio che si corre quando si percorrono strade diverse di narrazione.
Credo che non abbia aiutato neppure il tipo di proiezione (videoproiezione da DVD masterizzato) che non ha potuto restituire l’impatto fotografico e visivo che il film ha.
Dici che nel film ci sia mancanza di emozione, passione e legame di amicizia: io la penso in maniera diversa.
Sicuramente, non essendo mia intenzione fare una agiografia di Siani, ho cercato di raccontare la storia da un punto di vista oggettivo e questo può avere raffreddato la partecipazione. Credo, però, che ci siano scene come quella del Bacio di Giuda secondo quanto riferito da un pentito o quella di Giancarlo che litiga con Tore su cosa sia importante (conoscere la verità o sapere quello che non si deve sapere) o quella di Giancarlo che cerca calore dalla lampada dopo la minaccia ti spariamo nelle gambe che a me emozionano ancora, dopo centinaia di visioni.
Ricordo, infine, una proiezione a Napoli: un mio coetaneo mi avvicinò dopo la proiezione con le lacrime agli occhi. “Grazie – disse – Giancarlo era mio amico e l’ho rivisto sullo schermo da come si muoveva, da come parlava, da cosa faceva.”
Sia chiaro. Non pretendo che tutti gli spettatori condividano: ognuno deve farsi una propria opinione e dalla dialettica usciamo tutti più consapevoli.
Detto questo devo però sottolineare che quanto affermi che “dire che la camorra ha ucciso un giornalista perché il contesto glielo ha permesso è dire che la camorra non esiste o siamo noi”, esprimi un punto di vista ed un’opinione (che è il pensiero ufficiale dominante) che io non solo non condivido ma che avverso da sempre con tutte le mie forze.
La camorra, come tutte le mafie, è soprattutto un sistema culturale profondamente radicato in alcuni territori per ragioni storiche (basti, per tutte, dire che l’unità d’Italia è stata fatta grazie all’alleanza tra la borghesia del nord e l’onorata società del sud e che la latitanza dello Stato al sud è stata sempre merce di scambio tra i vari potentati economici e politici che si sono succeduti) ma è soprattutto, come finalmente ha spiegato in maniera incisiva Roberto Saviano, la cultura preferita dal sistema capitalistico familiare italiano (ma non solo) per affari ad alta redditività (dagli abiti dell’alta moda, allo smaltimento dei rifiuti industriali, dalla realizzazione di inceneritori fuorilegge, dal riciclaggio di danaro sporco alla evasione fiscale di incenti patrimoni, dalle imprese di costruzione al sistema di scommesse legale e cladestino). Saviano lo dice chiaramente nel libro Gomorra ma anche in tutte le sue interviste.
La classe dirigente dominante vuole farci credere, esattamente come pensi tu, che la camorra raccolga tutti i cattivi, quelli che ammazzano per strada. In realtà la camorra fa spesso il lavoro sporco (come l’uccisione di Siani) ma per accontentare anche altri (politici, imprenditori, magistrati, dirigenti, giornalisti, commercianti, liberi professionisti) e soprattutto oggi la camorra è imprenditrice e gestisce la politica (per farsi un’idea basta pensare che negli ultimi dieci anni sono stati sciolti in Campania 78 consigli comunali per infiltrazione mafiosa : ed è solo la punta dell’iceberg!).
Nel 1991 feci un documentario, sempre su Siani, e la mia posizione era e rimane quella espressa in questo video. Vale a dire che la responsabilità della camorra è anche nostra a causa dei nostri comportamenti, anche i più banali.
Io credo che le mafie non si combattono pensando che riguardano sono gli altri. Solo se tutti prendiamo coscienza che dobbiamo vincere una battaglia culturale contro un modo di fare e di vivere che a molti (forse a tutti) appare più facile.
Siamo disponibili a non comprare prodotti che costano meno (o sono più facili da reperire) perché:
1) fatti grazie a smaltimenti di rifiuti illegali?
2) utilizzano di lavoratori a nero?
3) beni di lusso realizzati grazie allo sfruttamento dei piccoli laboratori clandestini?
Siamo disponibili a non comprare immobili costruiti da ditte mafiose o da ditte che hanno saccheggiato il territorio e l’ambiente?
Siamo disponibili a non investire i risparmi in società, banche e assicurazioni che adottano sistemi da usurai e “mafiosi”?
Siamo disponibile ad abbandonare la società dei consumi, dell’immagine, del prodotto interno lordo galoppante per provare a costruire un “altro mondo possibile” in cui ognuno si impossessa solo di quello che è necessario, in cui i prodotti durano per sempre, in cui i materiali sono riciclabili e le fonti di energia rinnovabili e non inquinanti, in cui la proprietà soddisfa solo le necessità primarie e il profitto speculativo è proibito?
Se siamo disponibili almeno ad una di queste istanze forse abbiamo una speranza di salvezza. Altrimenti non è necessario pensare come fai tu, cara Lorella, che “dire che il contesto uccide è come dire che la camorra non esiste o siamo noi”, perché la risposta l’abbiamo già data con i nostri comportamenti.
Non lo dico io. Lo diceva Aristotele che scriveva che “non siamo quello che diciamo di essere ma sono i nostri comportamenti che dicono chi siamo”.
Non da oggi ma da sempre.
Capisco che pensarla come te sia molto più tranquillizzante e conveniente (soprattutto se si fa parte di quella borghesia che non disdegna di aver a che fare con le mafie per interessi e profitti) ma non credo che chi ci rimette la vita o chi la rischia ogni giorno possa essere d’accordo con questa tesi.
Io sicuramente non sono d’accordo.
Grazie per avermi dato l’occasione per precisare il mio pensiero.
Buona vita.
Maurizio Fiume
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Meta
Ho visto “e io ti seguo” e mi è piaciuto moltissimo. Mi voglio soffermare solo su un aspetto che ho trovato di grande qualità. In recenti articoli sui film di camorra, un critico ha sottolineato come la personalità dei cattivi risulti, per motivi connessi direttamente alla “parte” che svolgono nella vicenda, particolarmente forte e venga a porsi come un elemento caratterizzante dell’intero film. Ora, in questa pellicola, i “cattivi” non vengono presentati con la forza della sceneggiata napoletana; vengono solo tratteggiati in modo funzionale allo svolgimento dell’azione, ma vi entrano in un modo in qualche modo sommesso, che lascia il giusto spazio (e spesso il primo piano) alla vita delle persone comuni, che non sono persone di secondo piano, ma rappresentano il vero tessuto della società sul quale si può sperare di costruire qualcosa di valido e di sano. Veramente un film di qualità.
“E io ti seguo” è un genere di film girato in digitale e non mi stupisce che a diverse persone non sia piaciuto. Capisco che il paragone sia accessorio…ma parliamo di camorre e di registi, scrittori che la raccontano..ma viene spontaneo il connubio con “Gomorra” che ho trovato di una volgarità assurda, dove viene discriminata di Napoli anche la parte buona. “E io ti seguo” è un film diverso; tratta lo stesso argomento con più stile, eleganza. Da qui la decisione di non far interpretare a Yari Gugliucci la scena dell’omocidio…ho trovato di cattivo gusto in “Gomorra” l’esaltaznione della violenza. La Camorra è Camorra e come tale è violenta…ma è un sistema geniale, è l’intelligence del crimine…e Fiume l’ha descritta in toto senza scendere in volgarità e scene assurde di una pietà offensiva a chi vive Napoli. Bravo Fiume…Bravo Yari Gugliucci!