IL NOVELLIERE . Aprile 11, 2024
n.ro 12 del magazine culturale bimestrale.
La nuova frontiera dell’arte riparte dal Sud
di Maurizio Icardonna
Coraggioso ed anticonformista, Maurizio Fiume ha da poco aperto una nuova start-up innovativa con sede in Campania. A parlarci di ciò, e non solo, sarà proprio lui stesso.
Quest’anno, dopo aver lasciato la Riverstudio, ha fondato una nuova start-up avente come temi cardine l’I.A e l’animazione.
Come vede il futuro di quest’ultime realtà, e in quale modo, se presente, esse potrebbero coesistere e collaborare?
Non ho lasciato di mia iniziativa la Riverstudio. Dopo cinque anni di lavoro a tempo pieno in quella startup mi sono trovato senza avere più una prospettiva e in disaccordo con la mia socia. I miei figli, Sole e Ariele ventenni, mi hanno sollecitato a ripartire e ho deciso di ricominciare con loro. Solefilm, la nuova startup innovativa che ho fondato con loro, ha come missione la realizzazione di progetti cinematografici di animazione e live con l’aiuto della I.A. generativa. L’l.A. generativa è a uno stadio elementare. Ci vorranno almeno due anni prima che possa essere un co-pilota professionale nel nostro lavoro. Per ora può aiutare ad automatizzare delle funzioni ripetitive. In ogni caso non potrà mai sostituire l’essere umano. Sarà un nuovo strumento che dovremo imparare a usare. L’animazione cinematografica da anni ha avuto una evoluzione diventando “pensata” per gli adulti. La digitalizzazione, grazie alla CGI (Computer Generated Imagery), ha permesso di ottenere risultati innovativi nella progettazione delle storie, aumentando la qualità delle opere.
La strada è lunga, ma la nascita di nuove imprese in Italia lascia ben sperare per il futuro. L’I.A. generativa e l’animazione digitale potrebbero contribuire a creare un distretto creativo-produttivo cinematografico indipendente di tipo artigianale, diverso dai distretti creativi industriali (che, secondo me, non ci appartengono) che pure in Campania stanno nascendo.
Lei, così come altri artisti, ha avuto un seguito e un riconoscimento maggiore all’estero rispetto che in Italia. Secondo lei a cosa è dovuta questa poca attenzione del cinema italiano nei confronti di opere e autori non fortemente commercializzati?
In Italia ci si muove all’interno di un circolo ristretto di persone. Il mondo del cinema, in particolare, è una specie di villaggio in cui ci si conosce tutti. Come in ogni circolo, ci sono delle regole e se ne fai parte devi rispettarle se vuoi sederti al tavolo di gioco. Io ho scelto di essere un outsider, un indipendente. Non mi piace essere condizionato da regole esterne nelle mie scelte tematiche e artistiche.
A volte il mio punto di vista ha dato fastidio a qualcuno. Ho sempre pensato di vivere in un paese in cui ci possa civilmente confrontare sulle idee e sui punti di vista. Ho sperimentato su me stesso che spesso così non è.
Quali sono gli obiettivi a breve termine che si pone sia come autore singolo, che come CEO di una Start-up così innovativa e settorializzata?
Come autore ho un solo mio progetto che vorrei fare ed è Isola, la storia di mio padre a Cos durante la seconda guerra mondiale. Spero prima o poi di riuscirci. Per ora concentrerò le mie risorse su Solefilm che è nata da pochi giorni. Una startup non opera nel “breve termine”. Le idee devono maturare, devono essere trovati fondi ingenti, bisogna creare un team di giovani entusiasti. C’è bisogno di tempo. Abbiamo alcuni progetti a breve termine. Abbiamo co-organizzato con PMI Southern Italy Chapter il webinar Il Project Management per lo sviluppo dei progetti cinematografici e il workshop COME SI PRODUCE UN FILM INDIPENDENTE anche con l’I.A. in presenza a Salerno e on line con Vetruvio Accademy e il patrocinio di PMI Southern Italy Chapter per individuare possibili giovani collaboratori della startup. Produciamo il docudrama dal titolo SANSONE, ambientato nella casa di reclusione di Eboli, grazie al sostegno della direttrice, la dottoressa Concetta Felaco. La casa di reclusione di Eboli è un istituto dove il detenuto non è sempre costretto in una cella ma può svolgere una delle tante attività scolastiche, professionali, ricreative che la struttura offre. La struttura è più simile ad una comunità che a un carcere e mi piace riuscire a raccontare il quotidiano dei detenuti, un quotidiano che io per prima ignoro. Stiamo collaborando con Iuppiter Edizioni per la realizzazione del graphic novel, vincitore del Premio SIAE Per chi crea Nuove Opere, di mia figlia Sole che sarà pubblicato a settembre. Da questo progetto vorremmo realizzare un lungometraggio d’animazione utilizzando l’I.A. generativa. Pensando a obiettivi a lungo termine, intendo dedicare molte delle risorse al progetto EFILM SYSTEM. È il progetto di Ricerca & Sviluppo che ho portato con me dalla precedente start-up. Si tratta di un workflow di produzione cinematografico innovativo che proporrà nuovi metodi di organizzazione del lavoro e nuove modalità di gestione delle relazioni esterne in una logica di partnership e di condivisione digitale che favorirà l’inclusione di creativi e tecnici delle ultime generazioni.
Lei gestisce anche un corso di sceneggiatura e produzione cinematografica. A proposito di ciò, come vede le nuove generazioni di sceneggiatori? Secondo lei stanno portando su piccolo e grande schermo opere impegnate, oppure sono anch’essi in balia di questo sistema di cui ha parlato?
Ho grande fiducia nelle nuove generazioni. Sono dei vulcani di idee innovative e coraggiose. Sono al di fuori del “circolo” del cinema e conservano la loro libertà di esprimersi. Saranno loro che cambieranno il modo di come il cinema verrà pensato, realizzato e diffuso. Allo stato attuale manca una nuova generazione di sceneggiatori e produttori. Quando ho cominciato io negli anni ottanta, mi ritrovavo agli incontri sul cinema, con miei coetanei. Oggi non vado più agli incontri perché ritrovo le stesse persone di 30 anni fa. In Italia si è impedito ad una nuova generazione di farsi strada. Basta andare in Europa e le cose sono opposte, sceneggiatori e produttori sono tutti giovani. Lo so che spesso i giovani si sentono smarriti, persi. Avrebbero bisogno di una strada che li agevoli nella loro ricerca del nuovo. I giovani devono coalizzarsi e combattere perché se il cinema avrà un futuro, sarà solo per merito loro.